La storia

Carlopoli nella storia
L’origine di Carlopoli come insediamento etnico, risale ai primi del XVII secolo, quando Francesco Maria Carafa fu costretto per motivi finanziari a cedere per intero il feudo di Tiriolo e i suoi casali al conte Carlo Cicala, interessato ad estendere i propri domini commerciali.
oldphotoNel 1625 il conte Carlo accolse una richiesta, formulata da alcuni uomini provenienti da Panettieri e da altri antichi casali di Scigliano, di fondare in quelle terre un nuovo casale che avrebbe chiamato, in suo onore, Carlopoli.
Carlopoli, che all’epoca apparteneva alla corte di Tiriolo e faceva parte della “Terra” di Gimigliano, rappresentava l’estremo limite settentrionale della Calabria Ulteriore II e un importante snodo di transito data la limitrofa presenza dell’Abbazia di Corazzo.
Il villaggio in pochi anni si accrebbe di uomini e attività, soprattutto con l’arrivo di coloni da Gimigliamo e dalla stessa Tiriolo, e l’approdo fu così massiccio che si sviluppò in maniera dirompente un’attività agricola e pastorale che produsse notevole ricchezza e si dimostrò capace di arginare un commercio specifico di prodotti legati all’allevamento di ovini e vaccini. Già durante il corso di questi anni, inoltre, Carlopoli vide nascere le prime vere case e i primi palazzi signorili.
Con la crescita demografica e lo sviluppo economico crebbero anche le esigenze. Così, il 15 Dicembre 1665 venne innalzata la chiesa, dedicata a Maria Ss.ma di Monte Carmelo. Verso la metà del XVIII secolo, lo sviluppo demografico fu significativo, tanto che si contavano circa duecentotrenta nuclei abitativi con una media di otto componenti a famiglia.
In questi anni, in cui gli allevamenti di ovini e caprini e la lavorazione dei derivati del latte divennero attività sempre più copiose, la gente si nutriva per lo più di pane di castagna e di germano, e di lupini. Fu proprio questa l’epoca in cui si sviluppò notevolmente l’attività, ereditata dagli antichi monaci di Corazzo, di lavorazione del latte e dei suoi derivati che fece dei carlopolesi conosciuti e abilissimi artigiani, la cui fama ancora oggi, nonostante le mutate condizioni economiche e ambientali, è immutata, sia di quelli rimasti in patria che degli eredi di coloro che partorirono per le marine e che oggi operano soprattutto lungo il litorale ionico tra Catanzaro e Crotone. Allo stesso tempo, la preparazione della seta, attività fiorente fino ad allora, cominciava a fornire segni di declino.
brigantessaGli anni dell’Ottocento, prima e dopo l’agognata Unità, furono quelli dello spontaneismo ribelle e del brigantismo, rivolto verso tutto e tutti in un disordine sociale che generò repressioni e allo stesso tempo arricchimenti. In questo periodo Carlopoli vide aumentare progressivamente il numero degli abitanti e l’agglomerato urbano si estese per ospitare i nuovi arrivati. Nel 1869, per decisione del Consiglio provinciale di Catanzaro, avvenne l’aggregazione con il comune di Castagna, in ragione del fatto che la popolazione di quest’ultima era “di cifra inferiore a quella della legge assegnata”, che le rendite patrimoniali erano troppo basse e che la posizione topografica d’ambedue si prestava in ogni modo a questa aggregazione. Sarebbe stato possibile, inoltre, realizzare un tronco di strada passante per Castagna che avrebbe congiunto Carlopoli ad un’antica consolare strategicamente importante per lo sviluppo delle attività economiche dell’epoca.
Le condizioni economiche di Carlopoli furono fino alla fine del XIX secolo estremamente labili: la gran parte della gente, infatti, viveva in assoluta povertà, non avendo neanche i fondi da coltivare in maniera adeguata. Ma lo spirito inventivo dei carlopolesi seppe riprodurre un’attività artigianale che discendeva direttamente dalla pastorizia e dall’allevamento ovino di rilievo: la lavorazione e trasformazione della lana di pecora. Nacquero quindi numerosi telai e molti abitanti di Carlopoli si specializzarono in una forma di arte tessile che previde la creazione di stoffe e di capi d’abbigliamento, oltre che coperte e varia biancheria.
I primi anni del Novecento furono quelli dell’intraprendenza dei carlopolesi e del contributo di vite nei duri conflitti mondiali. Come testimoniato da alcuni scritti dell’epoca, il popolo di Carlopoli risultava essere operoso, intraprendente e dotato di senso “eminentemente pratico”. La classe degli industrianti era inoltre in discreta crescita e le condizioni di alimentazione della popolazione erano migliorate grazie anche al verificarsi di fenomeni di emigrazione.
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